Soldati
Si sta come
d'autunno
sugli alberi
le foglie
Non avrei mai pensato, nella mia singolare carriera scolastica, di associare questa splendida poesia di Unagretti ai giovani. "E' una poesia di guerra - mi dicevo - non può aver alcun nesso con la realtà di chi la guerra la vede solo nei videogiochi. Non ha senso!"
Sono stato lì a pensare e ripensre a quelle 10 parole che mi danzavano nella testa e più ci pensavo più i pensieri si facevano martellanti. Ho pensato ai dannati dell'inferno dantesco sempre li ad espiare le proprie colpe, senza speranza, senza mai alzare lo sguardo. Maledetti in vita ed anche dopo. Ho pensato ad una sigaretta! Mentre la fumavo seguivo il fumo che saliva su in cielo, finchè lo sguardo ne perdeva le tracce. Ho creduto spesso di mettere in conto una morte di cancro come la più ovvia per un fumatore ma fin qui niente da dire, è una nostra scelta. Non ho mai creduto che si potesse morire per colpa di una sigaretta pur non essendone schiavi.
Nel frattempo: "Si sta come d'autunno sugli alberi le foglie".
Le foglie continuano a girare nella mia mente, un turbinio di foglie. alcune ancora verdi altre ormai secche. Un mulinello macabro di anime urlanti sospinte dal gelido vento nel quale urla e sibilo si mescolano sino ad assumere un unica voce: i giovani.
Categoria sterile utile solo alle schermaglie televisive, contenitore vuoto e astratto utilizzato sovente per inglobare mille vicissitudini, mille contraddzioni, mille precarietà.
E qui capisco la guerra, capisco il soldato e capisco il poeta.
Realizzo le mille sirene che cantano imbrigliando le menti di questi navigatori sprovvisti di bussola, così facili da disperdere, incantare e sedurre. Ma le sirene le senti se le vuoi sentire, i pericoli che si affrontano navigando sono gli stessi per tutti. A volte ci si arrende ad un fato che non concede altra via se non quella di chinare il capo, ma spesso si lotta!
Ognuno combatte la sua buona battaglia e si dimena tra le onde per non annegare, alcuni trasportano a spalla i soldati più stanchi, altri invece li affonadano giù.
Eccoli i giovani, quelli che conosco io, lupi e agnelli allo stesso tempo. A far loro compagnia ci son spesso iene e avvoltoi, ma di questi la scatola catodica non parla mai poichè le loro più grandi doti sono il silenzio, l'inconsisteza, l'ombra!
E' proprio questa la cosa più fastidiosa, il volteggiare degli avvoltoi e il ghigno di quelle iene pronte a rivendicare cadaveri e a spartirsene i resti.
Nonostante tutto alla fine restano i giovani. A sospingere e ad esser sospinti. Metafore di una vita imperfetta!
2 commenti:
Sei sicuro che nalla pausa di riflessione che ti sei preso ti sei fumato una sigaretta e non una canna??? ^_^
un saluto al professor Del Rosso....
Anche io un giorno mi vanterò con i miei nipoti di averti conosciuto
mauhauhauhauhau
ciauz
Beppe Deneb
Diciamo che non ho mai avuto bisogno di farmi canne, tutto quello di cui potevo drogarmi l'ho assunto nel ventre di mia madre. Natural!....ahahahahaha Beppe ops che dico, Ingegnere progettatore di mega falli meccanici che non sei altro!
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